Istat mette a confronto alcuni indicatori di produttività tra startup ed aziende “ordinarie”.
Innegabilmente in questi ultimi 5 – 10 anni si fa un gran parlare di start-up, di unicorni, di exit, acquisizioni milionarie o miliardarie.
Ma, oltre a questo, qual è l’indotto generato da questa parte di economia?
Questo anche alla luce del nuovo ordinamento giuridico che ha introdotto la figura della “startup innovativa” a fine 2012 ed in seguito al quale sono state create circa 5.000 imprese.
La notizia interessante è che, a differenza di altre start-up, quelle innovative hanno un tasso di mortalità bassissimo anche se viene rilevato che sopravvivenza non equivale a piena salute e vita florida.
Infatti molte di queste non riescono a compiere un salto di qualità, complice anche un ecosistema attorno a loro non estremamente favorevole.
C’è da dire che si sta cercando di favorire cambiamenti di legge che cerchino di favorirle e sostenerle, anche se le difficoltà sono ancora tante.
La definizione di start-up innovativa è stata resa maggiormente flessibile e gli sono state affiancate le PMI innovative.
Il mercato rimane per ora sotto-capitalizzato e c’è la necessità di investitori professionali e risorse che riescano a selezionare ed incentivare le idee e le realizzazioni più promettenti, al di là di incentivi e agevolazioni che fanno comodo ma da soli non bastano.
Di seguito i dati riportati dall’ISTAT: